Tenuemente s’accosta al limite
del tempo incongrua forma d’ombra fitta
serra porte inferriate racchiude
luce divelta in angolo fosco,
sottesi spietati frammenti secolari
passano oltre scampano
alla cattura maldestra,
s’insinua il silenzio spesso parlante
mentre il rombo dei pensieri squassa
impromptu
i puledri della mente s’aggirano
celeri inosservati si perdono
nei meandri incespicano,
cedono le albe primordiali
riottosi sguardi ottativi
bestemmiano l’effimera attesa
s’avvinghiano al cero
colante fuoco spento
sillabe reboanti indocili scompigli
di furia piè veloce s’inabissano
in sistemica parabola meccanica fine,
moto ricurvo solitaria sospensione
dell’ego che invade
la sintassi delle sinapsi
e restituisce scie sospese in lastricati
momenti del nulla sonoro.
Sbriciolarsi remote certezze.