LEI PORTO’ UN LADRO AL PICNIC

Lei portò un ladro al picnic e lui sparpagliò qui e anche là di crisalidi, con attenzione, come premio per i miracoli. Davanti a porte ricorrenti, rispettati atleti truffatori con fianchi da mummia e costumi da calabrone erano tornati allo stato brado a causa dello zucchero. Intanto che il caffè strideva come un basilisco, un mago noto per mettere il dito nelle torte si trasformava, secondo una leggenda metropolitana, in un lupo mannaro. Intorno a noi, un paesaggio maturo: pappagalli che tessevano le loro ragnatele in un canyon pagano, oche-lucertole intoccabili che mangiavano panini da un estintore. Nell’ombelico di lei c’erano nuvole perché lei era la mia gigantessa, e il mio eroe. Una stella nello zainetto. Basta, con i miei gelati alla limatura di ferro! Adesso sono ubriaco di muri e, per cambiare, mi faccio amici i pezzi degli scacchi.

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