E’ facile. Basta pensare all’esatto opposto di quello di cui vorresti parlare. Oppure lasciare che una parola ne inneschi un’altra, senza paura. Parlare a caso. Anche a cazzo. Ci si rilassa, parlando a cazzo: di niente. Che poi il niente è anche impegnativo, volendo. Il niente impegna. Potendo.
Non mi asciugano i panni, ultimamente: sarà il libeccio.
Ho dimenticato almeno quattro cose, oggi. Non mi ricordo le prime tre: ma l’ultima era sicuramente una cosa. L’ho fregata, quella merda. Tiè. Io sulle cose non accetto questioni. Ci sono cose e cose, e io la so lunga sulle cose. Per esempio ci sono le cose. E poi, chiaro, ci sono anche le cose. Però io, ora, volevo parlare delle cose. Non delle cose.
E’ che ho preso una pastiglia per dormire, ma non funziona, o funziona solo per l’emisfero dx, o sx o fx. Non funziona, ma le cose – le cose: non funziona, quella pastiglia di merda. E rimango in un dormiveglia idiota fatto di bave e cose. Ora imploro il sonno, che mi perdoni, che le cose mi
Ci sono tutte queste cose e io mi sono rotto i coglioni. E poi si è fatto anche un po’ freddino. Metto un Lama sul letto. Ogni tanto scatarra, però fa calduccio.