Rimane
il mantello da fata del suo ultimo Carnevale
appeso davanti alla porta
come santi senza calendario.
Saltano
le carpe la cascata di Ryumon
a pagina settantacinque
del vecchio libro illustrato.
Muore
il binario, un neonato piange
nella roulotte russa.
La vipera fra le margherite cuoce le sue ferite.
Promettono
baldoria le sedie di plastica impilate
alla fine della festa.
Si incontrano le mani e tornano al via.
Morde
un dito al lato della bocca.
Bianco il cielo, quasi candido,
lana, latte, monastero.
Le auto beccheggiano nel parcheggio nero,
fra fustini vuoti e scatole di rigatoni.
Fra ciò che resta dentro e ciò che porta fuori.