FORI DI SEGESTA, PAGINE 41-42

Esisterebbe un documento vecchio di qualche decennio che indicherebbe un luogo preciso della terra dove è possibile assistere incredibilmente a tutto quello che non è mai accaduto. O, se volete, che non è mai esistito. Non  sono stati rivelati  provenienza e origine né tantomeno nome e autore.  Viene spiegato però che seguendo un preciso rituale, proprio come accadde a Borges, che sdraiandosi sul dorso sul diciannovesimo gradino della cantina di via Garay, vide tutto quello che esisteva allo stesso momento nell’Aleph, in questo luogo si può vedere tutto quello che invece non è mai accaduto, e che non vide né mai vedrà la luce. Esseri umani, creature del mondo animale, eventi storici, calamità naturali. Ma anche le più ordinarie vicende del quotidiano: le strette di mano mancate, le gomme non masticate, ogni traversa mai imboccata. Si vede, ad esempio, il piovoso 14 marzo del 71 pieno di sole, i sei Giulio Verne abortiti, i sette fori aggiuntivi mai realizzati nella galleria di Segesta. Il primo dito di una signora di Rotterdam che stava per passare da pagina 41 alla successiva e fu interrotta da uno squillo di telefono. Indice  che invece si appoggia sulla lingua, si intinge di saliva, si imprime sull’angolo superiore destro del foglio e finalmente passa a pagina 42.

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