Quanto parli spieghi esibisci
quanto zitto nascondi dissolvi
Ipsum est, padre mio
Preso dal fuoco di un baluginìo estivo
sull’orchestrina cadaverina
di corpi sfatti angosciati d’allegria
perdi anche udito tatto
e finalmente gli occhi
T’accartocci sui resti
del tuo scheletro
lasci che anche l’ultima frequenza
vada a farsi fottere
Non ha il più flebile suono
la tua voce
Ma formichine d’aria smarrite
accorrono alla tua vergogna
lanciano nell’orizzonte
una preghiera