FORMICHINE (2)

Quanto parli spieghi esibisci

quanto zitto nascondi dissolvi

Ipsum est, padre mio

 

Preso dal fuoco di un baluginìo estivo

sull’orchestrina cadaverina

di corpi sfatti angosciati d’allegria

perdi anche udito tatto

e finalmente gli occhi

 

T’accartocci sui resti

del tuo scheletro

lasci che anche l’ultima frequenza

vada a farsi fottere

 

Non ha il più flebile suono

la tua voce

Ma formichine d’aria smarrite

accorrono alla tua vergogna

lanciano nell’orizzonte

una preghiera

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