(ripelliniana)
“Lasciatemi in pace, sarabanda di grida,
cacofonia di demoni che bussano
con facce grifagne ai vetri invocando
la vita, lurida fattucchiera”,
disse il vecchio,
“sono stanco del mellifluo richiamo
della speranza, preferisco il deserto,
le inospitali scogliere del dolore,
quanto più vero e onesto, lasciami
in pace servo bavoso della vita,
dio dell’amore, fiore rosso di primavera,
sono stanco dei tuoi garruli sorrisi,
preferisco lo stridore delle unghie sui vetri,
quanto più vero e onesto della musica
che mette in scena armonie, lasciami in pace,
dolce sorella, che mi vuoi salvare”.