LETTERA DI FERRAGOSTO

La brezza che schiude le persiane

le pesche che si aprono alla bocca

la gola che scivola nell’acqua

la pancia del discover che borbotta

Mario che incontro al Borgo Vecchio

nella città che si difende dal deserto

(ma dov’è finito quel bel deserto di una volta?)

la cospirazione che si scioglie nel quarzo

 

Ora che finalmente tutto è a posto

ora posso dedicarmi alla luna

stendermi sottocosta in un’ora chiaroscurale

e chiudere gli occhi alle fiammelle e alle saette

che bruciano la casa senza rumore

 

Le nostre irriducibilità sembrano sparire

mentre la brezza diventa vento

e la cenere si dirada

su un letto che galleggia fra le nuvole

che ti scoperchia la mente

ma ti ripara dalle scottature

 

Non c’è orizzonte che separa

qualcosa da qualcos’altro

ma un immenso liquido senza colore

che tiene saldi i destini dei corpi

nel loro vagare senza numeri

 

Se osservo un corpo esterno

attraverso il mio corpo

non lo conosco lo immagino

e per non ubriacarmene

lo disegno su un sasso

 

Quando il vento diventa uragano

solo il sasso rimane immobile

la sua ombra è l’illuminazione del contadino

che ha visto Dio

 

Questo mi mostra la luna. Piena e calma.

 

 

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