Il ragazzo ferito viene trascinato via. Sorretto a braccia da agenti della sicurezza, lascia dietro di sé una scia bluastra di ormoni carbonizzati.
“Ti è andata male, ragazzo. La prossima volta scegliti meglio la fidanzata.” – Quale prossima volta? – Quale fidanzata?
Buio in sala. Su un gigantesco schermo che attraversa la parete di fondo parte un documentario intitolato “SAVE SALVATION – SALVATE LA SALVEZZA”. Si tratta di un collage di filmati d’archivio che racconta la storia dei primi volontari accorsi per bonificare l’Area Nove oltre mezzo secolo fa. Il documentario si apre con le immagini di una folla di ragazzi e ragazze nudi che si prendono per mano e marciano verso l’Area Nove. Si vede la polizia militare che li riceve donando loro ghirlande di fiori e sacchi di iuta grandi quanto quello di Babbo Natale. I militari dispongono i volontari in lunghissime file ordinate. “Adesso indossate ghirlande e sacchi”, urlano nei megafoni. “Vi suggeriamo di cominciare dai sacchi, se non volete sciupare le ghirlande.” Tutti obbediscono – espressioni di remote utopie negli occhi dei giovani volontari – “E adesso, gente, al lavoro!” Seguono scene di corpi quasi imberbi che bonificano a mani nude paludi e pozze acquitrinose in cui la vita non attecchisce da decenni – contatori Geiger che gracchiano intorno a loro – fetore di acquitrini tossici in mezzo a macerie di impianti industriali – scheletri di centrali atomiche, capannoni in rovina circondati da nebbie luminescenti – “Siate ecologici, siate folli!” – echi di megafoni in lontananza, mentre squadre di adolescenti disgregano scorie radioattive in primi piani di dita e unghie che si illuminano e bruciano. Bubboni e escoriazioni di ogni tipo cominciano a formarsi sulla pelle dei volontari – “Cercate di venir via prima che l’ultimo fiore si stacchi dalle vostre ghirlande. Quello è il segnale di fuga.” – Due ragazze vomitano sangue misto a muco verde – cani randagi che hanno subito la Mutazione sbucano dappertutto. Hanno zampe simili a fiori carnosi con spine affilate al posto degli artigli. Ringhiano contro i volontari – li circondano in branchi compatti – fauci spalancate come tagliole, occhi gialli e famelici. Militari in tute di protezione si avvicinano con le mitragliatrici puntate – esplosione di colpi sui cani che cadono a ventaglio, morti.