ACQUA DAVANTI E VENTO DIETRO

 Divembre.  2.3.

-: un sole pigro tarda, ma ‘la tardanza’, come usano dire da queste parti  , ‘non è mancanza’, a risalire l’annoiato cielo domenicale. Poi cerco e subito trovo la mia Ford  laggiù, dove l’ho posteggiata …Ieri sera? …Ieri notte? …O forse l’altro ieri notte?…,  alla fine di una delle tante, anguinee viuzze confluenti nello slargo davanti al bar. So che mi basta un solo cenno del capo, un fischio modulato in una certa maniera perché questa, ammaestrata a dovere, corra, ma che dico, voli verso di me! …Ma …Caspita! Zoppica! E vistosamente! Un nero lembo di camera d’aria stellato da vivide particole argentate sporge tra il cerchione e il pneumatico anteriore destro. Fuorché per il colore, da come rotea e ondeggia nell’aria mi ricorda la bavosa lingua penzoloni di un randagio sorpreso durante i suoi interminabili calabronaggi dalla canicola estiva… Già molto prima che l’auto claudicante termini la sua breve, impedita corsa, giusto dentro, neanche a farlo apposta, quella vecchia, mutevole pozzanghera in agguato da settimane nelle immediate vicinanze del bar, prevedo che non solo dovrò obtorto collo avventurarmi in punta di piedi in mezzo a quelle plumbee acque maleodoranti, ma che dovrò anche, una volta aperti cofano e bagagliaio, fingermi credibilmente sorpreso e, di conseguenza, visibilmente contrariato per non aver trovato la ruota di scorta ‘dimenticata’ da giorni dal gommista e per ‘ lagnusia’ non ancora recuperata, nonché, dopo aver rimosso il martinetto e il girabacchino, dovrò per giunta affaccendarmi per una intera scarsa mezz’oretta con mani più schifiltose che inesperte attorno a quei quattro caparbi bulloni infangati senza riuscire a fare un occhio ad una pupa! Immaginate perciò la mia  meraviglia nel vedere barista e cammarero accorrere in mio aiuto dopo avere – cosa questa incredibile, conoscendoli – mandato senza tanti complimenti a quel paese gli esigenti clienti, il cui numero, per la cronaca, nel frattempo è quadruplicato. Cosicché, sollevato da questa fastidiosa incombenza manuale, non trovo altro da fare che impiegare questo rimasuglio di tempo fortunosamente riguadagnato a ficcanasare con occhi più oziosi che curiosi nei tascuti meandri bui del bagagliaio. Dimenticata da chissà chi,

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