Al Cais do Sodré scendo ogni volta che ti penso, abito la tua lingua e me la porto nella mente perché, Città-tutta-finestre, lo sai che le città dell’andanza vaticinano splendori per la mente viaggiante – nel loro centro questa matita con cui scrivo traccia vicoli vertiginosi e un trombettista cieco suona a memoria Miles Davis seduto su di una panchina a Praça das Amoreiras.
Quello che può essere scritto in prosa è effettivamente scritto in prosa ma con il passo trasognato di chi sa che questo testo non è Praça das Amoreiras, ma vi allude, che non è gli archi dell’acquedotto in muratura, ma vi accenna, che esquecer é lembrar oublier c’est bien se souvenir mentre risale al palato della scrittura il sapore di Lisbona stancato presagio.
Descrivimi la corsa di Eusébio in area di rigore, porta indietro l’orologio fino a quando scesi per la prima volta al Cais do Sodré.