Quegli scrittori illegittimi, figli riluttanti dei loro decenni (quelli che ricevono in pieno viso il fascio di tenebra che proviene dal loro tempo), odiati odiatori dei propri lustri, spaventosi tisici.
L’arte del monologo e quella del camminatore solitario sono la stessa: prendono avvio da un punto preciso, si snodano impietose, feroci.
Una panca in una sala del Kunshistorisches conosce bene i moti incessanti della scrittura. Spirali di pensiero. Cerchi concentrici nel procedere d’un incessante allargarsi.