Ho ricevuto un messaggio dal Duca di Falangia mio cugino, recatomi da un gentiluomo alle sue dipendenze al quale ho offerto ospitalità nell’ala est del palazzo di mio padre il vedovo beone Maramarco, ala in cui temporaneamente alloggia pure Federifraga, mia sposa, di cui sospetto una tresca con il paggio Lampante.
Mi s’informa, nell’epistola, della imminente visita del Duca, del suo amore non corrisposto per la bella nipote del Conte di Slancio e dell’inganno nella cui rete, ordita dal buffone Gebedia e dal mercante Flescione, è di recente caduto e per cui ha intenzione di chiedere soddisfazione con l’appoggio del giudice Innato e del vescovo di Gravilla.
Ho dunque fatto approntare il necessario per un viaggio di sei mesi e dato ordine al fedele Motore di portare la notizia della mia prossima apparizione presso la corte di Fenomenon.
Nutro speranze di unanime perdono per questo mio scansare un altro dramma.
Che il Signore sia con me nel gran teatro della vita.
da “Volevo fermarmi a tre righe ben scritte” (Gorilla Sapiens Edizioni 2019).