La prima parte della storia è nota: fu oggetto di cronaca locale nel tardo maggio del novantotto, quando i miei capelli si accordarono per estensione ai miei progetti per il futuro: di conseguenza mi addormentai con fare postprandiale su un’amaca in giardino e al risveglio la chioma, prima penzoloni, era dritta e radice conficcata nel suolo. Fino all’indispensabile taglio giunge la notizia pubblica.
Ciò che s’ignora della faccenda è che l’area dell’accaduto, tra mura e filo spinato di segretissima motivazione, è oggi una ricca piantagione di gente allegra sotto il controllo del governo, il quale tuttavia continua a negare l’esistenza degli alieni, dei capelli e del perimetro stesso in cui.
da “Volevo fermarmi a tre righe ben scritte” (Gorilla Sapiens Edizioni 2019)