Faccio finta di non vedere i molti segni di una crisi finale, il respiro breve, brevissimo, l’ansimare – come fossimo muscoli alla corda in mezzo al mare, come fossimo tonni in vista delle tonnare. Un lago interno a un cerchio di barche – un lago interno, dicevo, di sangue e altre interiora, e le grida, le voci, il rapido svettare degli arpioni. Faccio finta di non vedere che siamo quasi alla fine, appena un involontario cadere di pine, a tre metri dalla spiaggia. E tutto intorno il mondo arraggia.
E poi anche basta, finita lì.