Anna a ventinove anni o della sconsideratezza / femmina che assevera che chi meno sbaglia / finisce per sbagliare di più, perché la vita / è tutta un abbagliante sbaglio, un errare nell’errore sempre replicato / e che tale permanente sbagliarsi è la cosa più giusta che c’è…
Anna che a cinquantadue anni non di rado procede a rilento, / sinanche in retromarcia, come volendo reinvaginarsi, / tornare a riesplorare l’utero ideale, fetale, da cui è scaturita…
Anna che a sette anni, bambina, adescava suo padre, suo zio e tutti gli uomini adulti del paese / per dimostrare quello che non ammettevano a se stessi / ossia di essere tutti dei tendenziali, volgari, allupati stupratori di piccine…