UN CANTAUTORE MIMMO

Supponiamo che una voce da mezzosoprano abbia viaggiato fino a sessantamila metri di distanza modulando le parole: madre, canapa, cavallo; nelle tre intonazioni del “ma” mandarino cinese. Supponiamo sia stato in un pomeriggio di aprile e abbia detto – in aggiunta – “maragià, maragià”,  superando i tremila Hz di frequenza. Ma che il piccolo mahut di undici anni, ciononostante, abbia smarrito il sentiero portando la colonna di elefanti su un precipizio. (Ascolta, dice il maestro di canto, qui, qui: ogni cavità è soggetta al fenomeno della risonanza; non solo la bocca ma anche le fosse nasali e i seni paranasali hanno importanza). E che il piccolo, precipitando, si sia trasformato in lombrico, in cristallo di sale, e per ultimo in mezzo seme di girasole.

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