ACQUA DAVANTI E VENTO DIETRO

Genbraio 1.3.
… Qualche chilometro più tardi, quando il paesaggio ha bruscamente smesso di scorrermi ai fianchi e la strada davanti a me è scomparsa inghiottita ’sanasana’ da macigni rosicchiati e con metodo dalla cieca furia congiunta di tutti gli elementi atmosferici mi sono sentito mancare. “Franati”, mi dico, forse volendo inconsapevolmente ignorare la fin troppo caratteristica configurazione del luogo. E infatti, a guardar bene, i macigni più che franati sembrano proprio incastrati l’uno all’altro. Qualcuno, chi quando come e perché puranche trovassi il tempo necessario per indagare sono certo non verrei mai a capo di nulla, li ha tanto bene messi in posa che l’ostacolo risultante non ha niente da invidiare ad un bastione medievale. Tra l’altro, il più che secolare strato di limo che li ricopre omogeneamente, mi fa sbrigativamente scartare come folle l’idea di poter superare questo ’inciampo’ avventurandomi in una arrampicata senza speranza. E, nel caso volessi, anche a scapito di una sana ragionevolezza, portare ad ogni costo a termine un’impresa del genere, la tal cosa mi esporrebbe indubbiamente a frequenti, spettacolose cadute, una delle quali, prima o poi, senza doverci fantasticare su troppo, avrebbe per me non solo – e ciò sarebbe il minimo – conseguenze invalidanti, ma potrebbe essermi addirittura fatale! Ora, se a queste sconfortanti conclusioni, formulate lìlì con una freddezza e, data l’innegabile precarietà della circostanza – tre rabbiosi mastini mi stanno costantemente alle costole -, con una lucidità che, non lo nego, allora come ora continua a destarmi stupore, si aggiunge quello stato di totale annichilimento causato dall’evento inaspettato, risulteranno comprensibilissimi i groppi amari grossi almeno quanto la testa di un neonato che a sciami salgono ronzando dalla bocca del mio stomaco sùsù fino alla gola;- quegli oscuri sconvolgimenti mioclonici che ad intermittenza interessano contemporaneamente più zone del corpo;- lo sguardo smarrito da animale braccato prossimo alla cattura che tenta irrequieto ogni possibile Dove;- il non volere credere nemmeno ai miei occhi quando, ormeggiata vicino alla sponda del torrente, beccheggiante nell’acqua verdognola di sfilacci di limo … scorgo … la piroga … Senza indugiare oltre, traccio in quattroequattrotto uno sentiero immaginario sull’accidentata scarpata e mi calo giùgiù scivoloni … …

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