PERDONO

Le altre stanze non hanno un nome perché sono piccole e insignificanti. Questa invece è immensa, sembra una piazza, anzi una vasta pianura, tanto è grande. Questa stanza sì che ha un nome. Un nome forte e chiaro; e se lo merita tutto. È piena di nervi, di frasi future, affreschi trasparenti. Le sue pareti sono di carne umana. Specchiandosi sul suo marmo, vi passeggiano al trotto cavalli bardati e le amazzoni che li montano sfoggiano occhi aristotelici. Alcuni ominidi spaesati sbucano dalle fessure e vanno chiedendo una specie di perdono non si sa bene a chi, non si sa bene per cosa.

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