La risacca del Baltico spingeva sull’isola rami decorticati e lucidati dal salino e le onde scintillanti di elettricità la notte accendevano forme subito dissolte. Il ristorante, chiuso in quei mesi invernali, rimandava a nessun orecchio vibrati e loop del legno verniciato della veranda, del rame dei displuvi, dei corrimano bui.
(Alla memoria di Esbjörn Svensson)