L’uomo che vive nel mio appartamento esce di notte.
Al mattino trovo briciole sul pavimento, una lattina di birra vuota, un libro lasciato a metà sul divano… Penso a cosa potrei fare, nel pacchetto ci sono meno sigarette di quante ne ricordassi; allora busso sulle pareti, controllo sotto al letto, apro gli armadi e pure i cassetti, mi fermo a guardare un formica che sparisce nel battiscopa. Talvolta provo ad aspettarlo, ma dopo la mezzanotte gli occhi si chiudono, sento i passi morbidi nel corridoio.
Stasera, mentre lavavo i piatti, mi sono distratto a guardare il corridoio, la geometria di luci e ombre, il buio oltre la porta della camera. Tutto bene?, ha chiesto Barbarina. Le ho detto che avrei fumato sul balcone. Quando sono rientrato in casa ho sentito le voci provenire dalla camera da letto. Barbarina sopprimeva i gridolini mordendosi le labbra. Sono andato via.
A dirla tutta quell’uomo potrei essere io. Anzi, sono proprio io!, ho detto a voce alta, mentre ero seduto al bar sotto casa. Il fumo della sigaretta saliva lungo il palazzo, fino alla finestra della mia camera da letto, dove si univa al fumo di un’altra sigaretta in una nuvola che si allungava verso il cielo.