VIA VENEZIA

In via Venezia avevo un appartamento pieno di bottiglie vuote che ora è scomparso, travolto da una frana di fango. Là dentro c’erano duecento vaste soffitte che mi coprivano il viso e sottoterra almeno una cinquantina di cantine che si strusciavano sulle mie gambe. Dalle finestre si potevano ammirare montagne sfocate e all’imbrunire era meraviglioso vedere come si rattrappivano diventando cumuli di immondizia. Di notte i gatti latravano e stando sotto le coperte era spaventoso immaginare come si stavano graffiando, come si baciavano. Intorno all’appartamento, di notte specialmente, scorrevano migliaia di autostrade. Poi arrivò la frana. Le bottiglie vuote rotolarono dappertutto, si schiantarono cozzando fra loro e si frantumarono in schegge verdastre. Ancora oggi non mi do pace.

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