da I GIORNI QUANTI (11)

“Si era a tavola, si rideva, improvvisamente sei cambiato, una scapola ha cominciato aa andarti indietro, indietro.”

Ma com’è che a diciassette anni vuole essere ancora coccolata? Perché non ne ha diciassette, in realtà ha trentacinque anni.

 

“Improvvisamente, senza che nessuno se l’aspetti (nemmeno chi la fa), si fa qualcosa di inspiegabile.”

Ricordarsi di parlare ai figli di Sam Pechimpah.

In piena curva, sull’autostrada, gli occhi velocemente (140 km/h) si spengono.

 

“Si riaffibiò la propria personalità.” E. E. Cummings.

Ester – chiama la madre dalla roulotte sulla spiaggia – ti guasti gli occhi a leggere con questa luce.  Mi rimetto a guardare le stelle. Niente blues stasera. Se una cade, e sarò fortunato, cadrà su di me.

Le stelle ci vedono. Odiano persone. Odiano riflettere su cosa sono o su cosa fare. Le stelle sono un gregge. Un gregge di capre sa trovarsi i varchi, anche attraverso i passi chiusi. Che posso fari, spiega il pastore, anzi avrà detto, che può farci il poveretto di me, sono capre, non sono uomini. E’ piena notte. Domani, alle dieci al bosco di Carturi, per verificare il danno.

“Il luogo si converte in burroni di calce dove va, colla lingua di fuori la bestia moltiplicandosi, branco forse di capre. Poi, tre altre ore passate, finalmente distinguendosi dai campi, il sole, tetro, avventurandosi colle zampe pelose delle tarantole, brancola non sentendosi più cieco.” Giuseppe Ungaretti.

 

“Hanno depenalizzato l’abigeato, così il furto di bestiame si è evoluto.: anziché essere consumato tra le parti, ora è un’impresa commerciale gestita da industriali professionisti.” 

In fuga dalla città, in fuga dalla campagna. Sulla strada dell’acqua, dentro una ventosa sotterranea, altezza max settanta centimetri, popolata di rospi (buffe), bisce, granchi (qui chiamati gamberi), scorpioni, farfalle della notte, filinie, toponi, carcasse viscide.

Col crescere e maturare del ponfo sottoulnare a forma di pesca-tabacchiera, il polso diventò più pesante.

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