Le statistiche dicono siamo circa sei-settecentomila.
Per quel che valgono le statistiche.
La differenza tra le due cifre è sostanziale ma con numeri così
alti non è apprezzabile dall’interno. Non la apprezziamo, non riusciamo a
figurarcela.
Ci muoviamo solidalmente e non solidalmente a volte secondo
protocolli immaginari o casuali, a volte questi due aggettivi sono sinonimi.
Andiamo tutti insieme nella stessa direzione e poi all’improvviso
cambiamo idea e tutti insieme ci spostiamo da un’altra parte, o è meno chiaro.
O quando si opacizza.
Si raggruppano anche delle fronde interne che continuano nella
vecchia direzione e a volte finiscono per costituire una contro-onda imponente
fino a formare una nuova maggioranza, o che sembra nuova, è come prima, solo in
diversa direzione, diagonale, o una minoranza con il suo bel grado la sua bella
energia data dai riccioli della spuma. Guarda come si arriccia.
Ci si tiene allacciati per le braccia oppure
e
non ci conosciamo, in alcuni casi siamo parenti senza saperlo, in
altri si è da prima nemici pur appartenendo allo stesso nucleo familiare.
Si svolgono delle lotte furiose al centro, o: l’aspro centro.
Alla periferia ci sono delle correnti che trascinano via i deboli.
Qualche volta trascinano via anche i forti.
Quando diciamo centro o periferia nessuno di noi sa dire a cosa ci
riferiamo: il centro di cosa? la periferia di che?
Dall’interno è completamente indistinguibile.
Le ricerche più approfondite e persuase loro anche ci spiegano
alla cieca o elevandosi o distribuendosi che del resto non esiste qualcosa come
un esterno.
Ci troviamo in una: situazione indecidibile,
in cui sbattiamo da una parte all’altra come le foglie narrate in proverbio che finiscono per ospitare il vento.
Anche tutto questo vocabolario è immaginoso ma mica aiuta.