da I GIORNI QUANTI (15)

Nel caldo, la casetta di campagna bianca prima si scolora con un tremolio budinoso di vapore che sale dalla terra poi, oscillando, appare un po’ di più, viene risucchiata come fosse stata impalata sulle sabbie mobili. Dietro ricompare il resto della vigna. In mezzo c’è una vecchia valigia, con dentro il prugno e il mare calma piatta. E’ a questo punto che cerco gli occhiali da sole che avrò, invece, dimenticato in cucina, andando a posare la tazzina. Dentro la quale, per il tempo in cui avevo finito l’ultimo sorso e leccato i baffi, s’era insediata, intanto e per cosiddire, una varia umanità d’insetti, pseudopodi, rettili, piccoli dinosauri mezzacoda, gechi testalunga e una compagine neonata di cavallucci marini.

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