DETTO DI OSSOCOLLO

Faarooq ha perso la ragione. Se ne dà annuncio proprio dopo colazione, mentre Naeema ritira le ultime stoviglie e la zia delizia i commensali istruendoli sulla preparazione dei Maqrout al miele. Alle due, dunque, Faarooq è un cane che dorme; alle sei, una donna che corre senza motivo; alle otto è un uomo qualunque, fermo inutilmente all’angolo di una strada.  Il cervello lo inganna, ricostruisce la realtà allo scopo di semplificarla, con l’unico risultato di farlo dannare: media ciò che sta accadendo con ciò che gli è accaduto in passato, e la sua percezione, adesso, si basa sulle sue aspettative. Il numero di ore che d’ora in avanti Faarooq passa a fissare il muro è sconcertante: trascurerà il lavoro, la famiglia, la sua stessa salute. Convinto com’è che riuscirà ad aprire una breccia con la forza dello sguardo. Il che, ovviamente, dimostra la sopraggiunta follia. E’ solo quando parla delle sue adorate capre che sembra riacquistare il dominio di sé: le chiama una per una, sorridendo, raccontando che i maschi ingaggiano dure lotte, che le femmine possono partorire anche due agnelli, che hanno nome scientifico Ammotragus lervia, che vivono di sola rugiada notturna.

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