Non sempre i popoli si fanno una lingua. Il telk, oscurissimo idioma che comunica concetti perlopiù astrattissimi con boccheggi simili a quelli dei pesci, click della lingua, conturbanti combinazioni di apertura e chiusura delle palpebre, rigiramenti della saliva nella bocca, è pensabile. Non solo, il telk è pensato e dunque, come insegnano Atlantide e l’ippogrifo, esiste. Il telk ha scelto i Telk delle steppe come genti d’elezione destinate a traghettarlo nel mondo e questi, loro malgrado, si trovano a dover fare i conti con arzigogolate filosofie e ingarbugliati drammi esistenziali indicibili a chicchessia.
IL TELK
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