ARABESCO RELÈ CRATERE LUNARE

L’attenzione che irradia ed alimenta un impeto, a prescindere.

 

Seduti sulla piccola sporgenza inguainata,
un vibrato, come uno sfogliarsi,
tessuto nel tessuto m’indossasti
senza aver bisogno d’altro.

Vorrei poter non respirare, cosí da non rompere il silenzio; vorrei poter restare silhouette su
questo nostro muro di calcina.

La tua iride, il sopracciglio arcuato dei tuoi ritagli d’unghia,
unico scopo sarebbe nuotarci di nuovo dentro, lo stesso
modo in cui queste lune salgono e riscendono,
la circospezione di giorni siamesi come oggi
muoversi fra bende come spazzatura.

Qui, rimanere mera presenza. Ma non posso. E.

Poi venne l’inciampo di cui non eravamo stati informati,
da basso, lo spintone, il pallore trasalire al di là della linea
mentre con l’occhio si seguiva una traiettoria opposta e inversa,
il singhiozzo, l’intoppo che rese tutto quanto finalmente reale.

 

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