GIORGIO

È risaputo che il sofista Gorgia sostenne la tesi audace e tripartita che 1) nulla è, 2) se anche qualcosa fosse, non sarebbe conoscibile e 3) se anche fosse conoscibile, non sarebbe comunicabile. Ebbe un grande successo successivo e creò le basi per uno scetticismo radicale con cui tutta la filosofia dei posteri avrebbe dovuto confrontarsi. Meno fortuna ebbe Giorgio (460 a.C. – 373 a.C.), anche lui spregevolmente indicato come sofista da Aristotele. Il suo contributo più notevole fu la confutazione di Gorgia. Non delle tesi di Gorgia, ma proprio della sua persona. Propose infatti che 1) Gorgia non esiste, 2) se anche esistesse, non sarebbe conoscibile e 3) se anche fosse conoscibile, non si potrebbe comunicare con lui. Complice la contemporaneità e conterraneità dei due pensatori, numerosi furono i confronti pubblici in cui tentarono di attaccare le reciproche intuizioni. Astutamente, l’argomentazione di Giorgio partiva proprio da quella di Gorgia, facendo notare al pubblico e all’avversario come se nulla è, allora non è neanche Gorgia e così via. Per controbattere, Gorgia si trovava costretto a spiegare che se lui non è, allora non sono nemmeno le sue tesi, in quanto da lui elaborate, e se queste non sono l’argomentazione di Giorgio perde il suo fondamento logico, e benché risulti istintivamente corretta non può esserlo, proprio perché fallace nella base su cui è costruita. Il confronto si fece negli anni talmente acceso che Gorgia, per non uscirne sconfitto, finì per sostenere con forza la propria inesistenza e dunque sparire. Questo gli regalò una gran fama come prestigiatore che si ripercosse sulla sua filosofia, che ci è oggi ampiamente nota. Giorgio, dal canto suo, perse interesse per la materia e divenne un audace insegnante di retorica. Seppur molto brillante, si sa che agli insegnanti non spetta riconoscimento alcuno e passò in secondo piano. Di lui ci è giunto anche un trattatello dal titolo Calunnia di Elena in cui, messa da parte ogni sottigliezza, si produce in una serie di insulti senza capo né coda contro Elena di Troia. La giovinetta viene accusata di tutto: ha causato la guerra seducendo Paride con i suoi modi da sgualdrina, inscenato il proprio rapimento, bruciato l’arrosto una volta di troppo, dimenticato di raffreddare nel fiume gli otri di vino per il banchetto di Menelao. La sua malcelata misoginia ha sicuramente contribuito al suo successo come maestro e al suo insuccesso come filosofo. Fu riscoperto da Hegel, un pomeriggio, ma dimenticato entro sera.

 

dal Manuale di filosofia fantastica (Link, 2022)

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