mozart imbraccia l’organetto e dice na ja, gut! e le azzurre labbra di arles avviano il canto dell’estate che guizza nei sottotetti
erano anni senza segnalibri perché leggevamo tutto e tutto d’un fiato: porte, androni, sottoscale, scantinati: e mozart che suonava per l’orecchio di van gogh sapeva manipolare le biglie d’acciaio anche con le dita dei piedi e per questo aveva sempre le mani scalze e i piedi scalzi
e quando si fa portare in automobile da manuel fangio fino a parigi ascoltando le ottave ascendenti e discendenti del motore i platani ai lati della strada si srotolano e una musica per l’orecchio mozzato di van gogh doveva sapersi perdere in spirali e inseguimenti