Ordina birra al bancone, distratto e sgabello. La ottiene nel ventitré ma da un altro conteggio, neanche la stessa persona. Forse il luogo. A cosa pensava.
Sul limitare del bosco i frufrù vegetali e la guazza, una foschia grigiogrigia in cui lanciare. Avvistato il primo cacciatore in volo con tutte le difficoltà del caso – visibilità a desiderare – il fucile spara l’anatra lo coglie a becco in guancia. Vi si conficca precipita stramazza. Non mangiano però – sono fucili –, è lo spirito lo sport che basta è il pensiero. Che però non basta.
Troppo amara per i suoi gusti, si lecca l’avambraccio. Aderenza di peli in onda. Stanno entrando a canne mozze. Le correggono è un mestiere in disuso. La conversazione arriva, ma come senza dove.