da I GIORNI QUANTI (27)

Le porte della casa di campagna sono di tipo metereopatico. Col caldo, durante l’ascensione della calura, cioè alle prime luci dell’alba, scricchiolano e sembrano dialogare con la giovane squadra di topi-fattucchieri che abita sotto le tegole. Con lo scirocco si aprono da sole. Quando piove si chiudono incastrandosi testardamente nelle cornici che, per questo, abbiamo modificato munendole a loro volta di cerniere per garantirci il varco.

Assalto di insetti e di moschitte nella notte di Mogol. Respiro a bocconi di scirocco.

È la prima volta che ho un amante. Ricordo questa frase nella notte stellata e mi chiedo se nel frattempo, ne ho avuto di più delle stelle che comincio a contare per addormentarmi all’addiaccio.

“Agghiaccio, dà il senso del freddo, della tensione, del sacrificio, dell’isolamento. Indica, nel gergo dei cacciatori, qiel palmo di terra al riparo da cespugli d’erba, che la lepre sceglie come giaciglio e, anche, per andarvi a morire.”

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