La morte è nella stanza accanto,
si lamenta con voce chioccia
della terribile stanchezza;
non ne può più del suo lavoro,
lo fa da sempre, fine contratto mai;
non può nemmeno andare in ferie,
non trova sostituti;
pagherebbe anche bene,
ma non c’è niente da fare.
L’ha chiesto anche a me, sono in pensione,
ma non sopporto le chiacchiere
dei metafisici e i versi sdolcinati dei poeti,
allora ho detto di no,
anche se mi fa pena poveretta
sempre la stessa tiritera,
mai un po’ di pace.
L’abbraccio per darle un po’ di conforto,
lei versa qualche lacrimuccia
e via di corsa a lavorare.
LACRIMAE RERUM 44
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