Al volante delle mie speranze (e ciascuna è un’automobile sportiva), io sfreccio imp(r)udente e per troppo entusiasmo non comando a dovere la forza del motore. Anzi da essa mi lascio comandare. Così alla prima svolta de-raglio come un asino che dell’arte di guidare nulla sappia o riesca ad imparare.
Sempre rischio nel disastro che l’anima ingenuotta sbandi mozza dal mio corpo e che questo giaccia inerte, decapitato della vita.
Mi salvo invece –non lo nego– ma come rimasuglio e corollario delle corse scriteriate, non c’è più una sola curva al riparo da macchine schiantate: ho appiccato incidenti a tutte le mie strade.