È noto che fintanto che Aristotele non rientrò a gamba tesa nelle aule della teologia passando per i filosofi dell’Islam, esso fu dimenticato a favore di Platone e delle sue farneticazioni sull’Uno. I sapienti arabi invece, ereditati i testi dello Stagirita dall’Impero Bizantino che li usava per paventare la propria grecità, furono commentatori attentissimi e astuti dell’opera aristotelica. Personalità come Avicenna e Averroè interpretarono l’immenso opus del filosofo alessandrino dandogli una forma compatibile con un grande monoteismo rivelato ispirato dall’Antico Testamento, preparandolo dunque a venir accolto anche dalla Cristianità. La maggior parte della produzione intellettuale del medioevo arabo è scarsamente conosciuta agli storici occidentali che non se ne occupino specificamente, ma quella di Ibn Ibn (998 – 1057) è impopolare anche tra gli stessi arabi. Raffinatissimo uomo di lettere e devoto musulmano, Ibn Ibn dedicò la sua vita al confronto con i libri della Metafisica, dove Aristotele si occupa del grosso di quello che ci si ricorda solitamente di Aristotele, eccezion fatta per i sillogismi e poco altro. Studiò talmente a fondo l’opera da innamorarsene. Ora, si sa che la mistica persiana ha fatto della metafora amorosa la principale forma di lode ad Allah, e Ibn Ibn volle vedere nel suo innamoramento per le argomentazioni aristoteliche una sorta di chiamata divina alla preghiera. Ossessionato dal rendere l’opera comprensibile agli altri nella sua dimensione spirituale e trascendente, si impegnò per anni in una traduzione dal greco all’arabo, che è la lingua di Dio. Non pago, si impegnò per molti altri anni a riscriverne i passaggi meno chiari, o che più davano adito ad incomprensioni assimilabili alla blasfemia. Si spinse a tal punto in profondità nella trasposizione, mosso dai migliori sentimenti e da un bisogno sfrenato di trasmettere la sua cognizione del lavoro senza imprecisioni di alcun tipo, che la versione definitiva ricalcava lettera per lettera – ma senza vocali – il Quran. Gode tutt’ora di grande rispetto nei circoli dei Sufi e dei Dervisci, sia rotanti che non, ma venne completamente ignorato dai filosofi. C’è da dire che il Quran, secondo molti, contiene tutto ciò che c’è da dire e da sapere, ragion per cui se è vero che Ibn Ibn non ha aggiunto nulla alla storia delle idee, egli ha comunque tradotto la Metafisica (ma anche tutto il resto) in un arabo elegante e comprensibile a tutti al di là dei dialetti regionali.
dal Manuale di filosofia fantastica (Link, 2022)