L’ACCA

Che la donna barbuta del circolo si ostina a pronunciare all’inglese, nonostante provenga – la signorina – da un microscopico paese della provincia di Enna. Ossia: prendendo fiato ed emettendo tutta l’aria che ha nei polmoni fin quando non si materializzi in forma tridimensionale nella classica struttura fatta di due barre verticali congiunte al centro da una orizzontale. Nella misura di 10 centimetri di altezza e 5 di larghezza. Con due cassetti laterali portaoggetti. Una tendina parasole, una ruota di scorta, un kit di pronto soccorso. Con un martello da battitore d’asta, un banco da lustrascarpe e colature di smalto da unghie nella parte più bassa. (Nero). Ferma e sospesa nell’aria più di quanto dovrebbe, diciamo interi minuti, con l’interlocutore che aspetta accada qualcosa che invece non accade. Mentre i due muratori, sulla sua sommità, alzano un muro di mattoni incollati con calce, e  gli altri che hanno appena svoltato l’angolo imprecano tra loro per le sbavature di colore.

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