Due più due è quattro
Una semplice somma, una cosa da nulla,
ma aguzza lo sguardo, osa: la cosa
da nulla svanisce in un lampo,
si squarcia, rivela medusa che impietra,
tu usa gli specchi, rifletti il suo volto,
con capelli di serpi.
La verità, la consunta parola,
si sfalda nei segni, cose da nulla,
tu girale intorno, attraversa i profeti
che l’annunciano morta, una rosa
è una rosa, lo dice da sé,
un puro gesto ci resta, indicare
che quello è se stesso e non altro da sé.
È fatica quel gesto, il sogno, notte
dei tempi, riposo di simmetria,
ancora si scorge nella semplice
somma, ma è sogno sognato,
delirio di vecchi, spolpato dal tempo
come Fleba il fenicio dall’acqua,
rovine ci restano, più nessun tempio.