SENZA TITOLO

guardo, mezzogiorno, tutt’e due
il primo piccolo e robusto, il secondo ben slanciato e snello, si fermano, stanno a
lungo sottacqua, si manomettono, si estromettono reciprocamente, si interpolano,
seppelliscono nella fanghiglia del fondo le 12 misure di cui complessivamente
disponevano, scompaiono alla vista, lunga attesa, radiotelefono pronto, non
riemergono, l’acqua del fiume è lenta grigia densa, non compaiono, poi in superficie
bollicine di onde che si allargano in cerchietti che non interferiscono e dal centro
delle bollicine, qualche istante prima della scomparsa, salgono verticali e sottili
catenine d’oro che agganciano i rami degli alberi e tirano giù, gli alberi vengono
sradicati, coprono il fiume, affondano, il fiume scompare, resta un solco tortuoso che
viene giù dalle montagne e visita l’intera regione pianeggiante, nessuno riesce a
fermarlo, impera per anni distruggendo coltivazioni campagne boschi foreste l’intera
fauna. non rimane traccia di niente. il solco infine si allarga si distende si appiana,
affiorano concrezioni lesioni picchi, viene il vento, suoni fischi tronaglie foschie
velano il cielo, il giorno e la notte scompaiono, rimane una persistente bassa
luminosità blurosa, tenui ed estese aurore magnetiche iniettano nell’;aria suoni
ininterrotti e ordinati che precipitano sulla superficie delle terre e prima le screpolano
poi scompigliano la successione degli strati, trasformano i materiali in altri assai più
duri e infinitamente più leggeri che hanno forme spaventosamente variate illeggibili
impermeabili, ogni suono a ogni colore a ogni ulteriore movimento di tutto quello che
c’era ora non c’è più nulla, tranne la luminosità blurosa che si diffonde su tutto

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