Enkidu, cui gli dèi creandolo con l’argilla della terra avevano concesso forza e velocità eccezionali, si spostava per le steppe gareggiando con i cavalli e con le gazzelle.
Si fermava ammirato solo quando a Bajkonur vedeva i treni trasportare gli enormi vettori alle basi di lancio. I suoi occhi di animale che conosceva l’abisso del tempo scrutavano le linee rette dei binari e soppesavano la distanza tra la terra e le stelle; i missili, adagiati sui treni, passavano lenti in quello spazio senza alberi