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In quest’esilio dalla vita d’azione e produttiva che avrei desiderato, in questo riposo forzato ed ossessivo, in questo limbo quotidiano (che in realtà è un paradiso infernale, in cui il vispo dolore profuso dal mio impegno è andato perso per intero) sono ogni giorno in vuota compagnia d’un fallimento pneumatico, che purtroppo fa capo a me; nel frattempo il sistema nervoso (intendo il mio, ormai logoro come un vecchio) chiacchiera stentatamente (e sdentatamente) con la gentilezza imperscrutabile di qualche inutile alieno, che mi parla italiano in islandese.

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