PANDA

La data in cui mia moglie cominciò a brucare foglie di eucalipto è ricordata negli annali della borsa francese come un giorno catastrofico: Renault chiuse due stabilimenti, AXA e Michelin tonfarono e il titolo Air Liquide sprofondò a meno trenta punti percentuali. Secondo alcune voci quel giorno coincise con la prima migrazione in massa di topolini topo topus dal Bois de Boulogne, dove stanziano dal 1748. Ma anche con la fioritura di un foruncolo mai osservato prima nella famiglia Chevalier, che da generazioni vive in rue Carcassonne, dove, notoriamente, brufoli e acne di qualunque tipo, oltre al Cupressus sempervirens, non riescono a attecchire. Personalmente credo sia stata una combinazione: non riesco a rintracciare un nesso tra eventi tanto lontani nello spazio e  nella natura. Ma Okada Tomakada, dell’università di Tokyo, sostiene esattamente il contrario, e a riprova fa una serie di esempi: se un bianco sui quaranta incrocia le braccia a Montreal, una massaia di Corfù taglierà una fette di pescespada e la metterà in forno; se un pullman fa marcia indietro a Casale Monferrato, un contadino di Istanbul scorcerà un’unghia incarnita del piede sinistro; se un ramo di acero nano dell’orto botanico di Palermo viene piegato a uncino, un salumerie di Bonn tirerà una presa di tabacco. Ma quando lei ti terrà la mano – altro esempio – mentre mastica le sue foglie balsamiche, il cielo della foresta pullulerà all’improvviso di uomini in canottiera, di bimbe che planano, di scimmie cappuccino che giocano a freccette. Tu, allora, taglia una fetta di torta, brinda alla nuova vita. Scivola nel sottobosco. E dormi.

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