Bernardo Spinoso (1641 – 1683) fu un unicum nel panorama filosofico del suo tempo.3 Benché i suoi interessi abbiano spaziato un po’ in tutti i campi dello scibile non tecnico, come si addice ad un pensatore radicale, l’unico a cui apportò un contributo degno di nota fu quello teologico. In ritardo di quattrocento anni sui monaci francescani e di quasi duemila su Aristotele, ritenne anche lui di cimentarsi nella dimostrazione della necessità dell’esistenza Dio, oltre che di riformulare la definizione dello stesso. Propose tre argomenti che vale la pena riportare. Il primo procede come segue: poiché rilevo che alcuni animali sono certamente dotati di pensiero, ma non di parola, devono essere essi più furbi di me – se ciò nonostante l’uomo domina sul mondo animale, dev’esserci un Dio a cui siamo particolarmente cari. Il secondo: senza l’idea di un Dio perfettissimo, non si spiega come le crêpes dolci possano essere così buone nonostante la semplicità di preparazione. E infine quello che non è passato alla storia come argomentum matematico: se vi sono infiniti numeri, dev’esserci qualcuno di infinito nel tempo e nello spazio che li conti, poiché le entità matematiche non esistono di per sé al di fuori della loro applicazione. Nella piena maturità della sua opera descrisse poi Dio come quell’entità onnidistribuita che permea la realtà della materia per renderla conoscibile all’uomo, ovvero come pura forma che impregna la sostanza del cosmo per ordinarla razionalmente e permetterle di esistere come un qualcosa di indagabile ed organizzato, anziché puro caos vorticante nella vastità del nulla. Ne trasse anche la necessaria conclusione che se tutto ciò che è pensabile è pensabile in virtù del fatto che Dio lo ha voluto tale, tutto succede secondo la sua volontà così come deve essere e non può darsi altrimenti. Non potendo sottrarsi al suo proprio sistema fu costretto ad ammettere a sé stesso che se il cane del vicino continuava a defecargli sul pratino, questo era niente di meno che il volere dell’Altissimo; stesso dicasi per le pulci che gli rovinavano il sonno e i frequenti guasti idraulici nella sua abitazione. Fu sul punto di impazzire e probabilmente impazzì, ma non abbiamo modo di esserne certi perché si ridusse al totale silenzio e passò i suoi ultimi anni seduto in giardino a contemplare le necessità del Creato senza opporvisi, fintanto che le feci di cane superarono in numero i fili d’erba che
lo circondavano.
dal Manuale di filosofia fantastica (Link, 2022)