Egemonia scenica [con trasalimento]. Nell’aratura. Nell’eloquenza immota risospinta verso alleanze umane. Tipizzazioni delucidanti come bagliori magici risalenti il mare.
C’è un sovvertimento. Dietro il nostro vissuto. Nel poter essere. Nel tramutare i gesti in azioni drastiche ma veritiere. Una finzione non potrà infatti unirsi alla varietà della capsula giornaliera. Limpido avviamento congiunto: nell’asciugatura si ricompattano le antinomie sommerse o anchilosate da una rigidità climatica esterna.
Sbavatura gioviale. Mi portavi il piatto dell’irriconoscibilità sul viale simbiotico privo di infrastrutture. La gamba scarna è accecata dal crepitio insapore o meditabondo di un dubbio ansante. Tra le sedute con spaziature ampliate ti conducevo sul lato esterno della mia mano avvolta verso un istante sapido, non compensabile. In una sommatoria di sonorità nascenti l’apparente attrito del tuo riscontro fermentava per rifiorire sul dorso algido dell’inesplicabile.
L’incontro è un varco insostituibile: è un frutto acceso dentro i confini di una degustazione ampia del passo vitale.