Alla domanda se esista la possibilità di potere immaginare l’inimmaginabile, la maggioranza risponde di no. Giacché si crede corretto dedurre che ciò che non si può immaginare sia ovviamente inimmaginabile. Ma il quesito pone una questione diversa. Non se ciò che non si può immaginare sia o meno inimmaginabile, ma se si possa immaginare qualcosa che non si può immaginare. Se esiste, in sostanza, un limite all’immaginazione. Alla domanda se si possa fare a pezzi la propria vita, farne dadi di due/tre millimetri cubi, se si possa conservare in questa maniera e per quanto, la maggioranza risponde di no. Che è concepibile ma non immaginabile. Se si possa – altra domanda – smontare pietra per pietra la strada del successo, o dell’insuccesso, accatastandone ogni singolo mattoncino uno sull’altro, rifarne i chilometri e chilometri di sottofondo e poi rimettere minuziosamente a posto ogni cosa, si risponde ancora di no. Che si può concepire ma mai immaginare. Si fa allora un elenco di cose che si possono concepire ma non immaginare (pensando di fare in un secondo momento un elenco di cose che non si possono né concepire né immaginare).
- Pensare al proprio cervello che pensa ma dall’interno
- L’attimo esatto in cui, dopo due giorni di cura, l’antibiotico comincia ad agire – né prima né dopo –
- L’effetto prodotto su ogni neurone dall’impatto con la parola “salamino” sussurrata all’orecchio
- Grattare il prurito di un altro e sentirne fisicamente il tipico sollievo ristoratore
- Il numero 4 rappresentato con la forma del numero 3
- Il rumore di un’obliteratrice, nel momento in cui stampiglia un biglietto, risucchiato all’interno di un filo d’aria
- Un grido che non è mai arrivato a destinazione e si è fermato in un punto dello spazio, individuato in quel punto esatto
- Pensare al proprio cervello che pensa ma dall’interno del cervello di un altro che sta pensando ad altro
- Un ballo latino tradotto simultaneamente in tedesco durante la sua esecuzione
- Ogni altro numero possibile, ogni parola possibile, ogni azione possibile, rappresentati perennemente coi numeri 102 103 104 ma letti in questo modo: unozerodue, unozerotre, unozeroquattro.