Mac Stripper

Disconosciuto dagli anarchici e respinto dai loro ambienti, Mac Stripper (1805 – 1855) fu filosofo anarchico. Rifiutato dai filosofi e allontanato dalle università, fu altresì anarca filosofo. Il suo pensiero, di per lui, non è particolarmente originale e si rifà grandemente all’opera di Stirner, forse più conosciuta ma altrettanto poco letta. Predica infatti la sovranità assoluta dell’individuo su sé stesso, il rifiuto di sottomettersi ad ogni potere costituito, il più marcato egoismo, il rigetto di ogni regola o convenzione sociale – sia essa semplice come il mangiare con forchetta e coltello o complessa come l’istruzione primaria. Se la sua filosofia manca di tratti rivoluzionari, fu nondimeno protagonista di una totale radicalizzazione di essa e cosa più unica che rara, in tempi in cui la fantasia supera di gran lunga la realtà, mise in pratica i suoi precetti. Fu accoltellatore e distribuì le sue coltellate ai passanti lasciando che a guidargli la mano fosse il caso più cieco. Fu bombarolo e depose i suoi ordigni nei posti più inutili, spesso deserti, altre volte frequentatissimi quanto privi di alcun valore politico, come una gelateria di Friburgo o il suo salotto; si fece anche esplodere una gamba, né più né meno accidentalmente che tutto il resto. Fu piromane, danzatrice del ventre, autista di calessi, farmacista senza licenza e quest’ultimo moto di spirito lo portò ad aprire una propria farmacia, dove vendeva miscugli casalinghi dalle più strane, talvolta inutili talvolta pericolose, composizioni. Gli aneddoti su di lui si sprecano: pare che mosso dalla fame accettasse il cibo preparato dalla madre, si ingozzasse con le mani sputacchiando e ruttando, poi si avesse in disprezzo per esser seduto come un buon cristiano e ribaltasse piatti e bicchieri, gridando come un pazzo prima di gettarsi a terra per leccare il pavimento. È impossibile non restare affascinati dall’onestà morale del personaggio, in tutto e per tutto fedele alle sue idee e all’etica che va con esse, dal suo assolutista abbandono all’istinto. Al contrario di quello che si potrebbe pensare, non fu osteggiato dall’accademia per le sue ruberie, gli omicidi, gli attentati al pubblico pudore che compì come ballerina. Si occupò infatti da solo di rimuovere sé stesso dalla cartografia dei pensatori contemporanei, essendo talmente egoista ed egocentrico da rifiutarsi di mettere qualcosa per iscritto, preoccupato com’era che qualcuno potesse imitarlo e dunque privarlo della sua solitaria autenticità. Arrivò ad adoperarsi a tal punto per preservare la purezza del suo operato che finì per sparire, sottraendosi alla società e scegliendo un anonimato totalizzante e totalitario che gli permise di continuare con le sue buffonate all’oscuro di chiunque – finalmente libero e, se così si può dire, felice.

 

dal Manuale di filosofia fantastica (Link, 2022)

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