Wilhelm Micio (1842 – ?) avrebbe potuto essere l’anticipatore del ‘900 filosofico, il rompitore di ogni categoria precedentemente elaborata, il grimaldello che risolve la serratura della contemporaneità. Di fatto, per una certa parte della sua vita credette di esserlo, ma non lo fu. Il cuore pulsante della sua dottrina è il detrimento radicale della volontà. Fu pensatore ben ancorato alla realtà del suo tempo, e anziché vagheggiare un concetto astratto di volontà, ne declinò le manifestazioni concrete: la volontà di bere un caffè, quella di fare l’amore, di lavarsi, di pulire la propria casa, di esistere. Tratteggiò un mondo in cui tutto ciò che è, dall’organismo monocellulare alle tende del salotto, dal camino alle tartarughe, è perché vuole essere. La volontà permette alle cose di ergersi al di sopra e al di fuori del mare del nulla e di venir ad esistere nel cosmo. Incidentalmente, sostenne anche che il tempo non esiste, o meglio non esiste come successione, ma come sovrapposizione spaziale che si stratifica nell’estensione e non nella durata, qualsiasi cosa voglia dire. Fu sostenitore di un rabbioso nolontarismo, di una rinuncia mortalistica del tratto fondamentale che ci rende ciò che siamo, cioè enti, cioè volenti e non nolenti. Di carattere irruento e passionale, si prese sulla parola ed esercitò con fervore l’abbattimento del proprio nucleo di presenza. Inizialmente fluttuò a mezz’aria, alleggerito dal peso del desiderio e desideroso di ridurre al minimo il contatto con le cose. Intaccata anche quest’ultima passione perse gradualmente di consistenza e si dileguò rientrando nel nulla. Non sorprende che l’accademia ne osteggi la diffusione, avendo egli risolto la vexata quaestio del divenire che ha dato i natali alla filosofia in un modo così radicale e perfetto da non ammettere confutazioni. Fu anche mediocre filologo e ritenne di aver dimostrato che il blues
affonda le sue radici nel teatro No del Giappone feudale, ma nessuno lo prese sul serio. Un collega professore, massimo e unico esperto di Micio in Italia, sostiene di averlo intravisto una volta in forma di smerigliatura in un sottobicchiere, ma non me la sento di dar credito all’informazione. Sostiene anche che Micio sia stato l’involontario ideologo di un non so quale colpo di stato in Islanda, presto fallito e sostenuto da un seguito talmente esiguo da rendere il fatto irrilevante.
dal Manuale di filosofia fantastica (Link, 2022)