4. Rompiamo il sigillo. Scopriamo che è una corda, disegnata con ideogrammi cinesi. La
srotoliamo. Siamo in quattro o cinque. C’è un uomo anziano, lui è in grado di decifrare il
testo, ma non parla la nostra lingua. C’è anche una donna che può tradurre ciò che lui dice.
Se ne devono andare via.
Ma la traduzione, approssimativa, parla di rabbia e cannibalismo.
Le impronte del pollice col sangue.
5. Canada. Qui, tutto tornerebbe normale. Le vertiginose scogliere. Le alte maree.
Le cose troverebbero il loro ordine primario.
Dimentico sempre il nome di quelle farfalle in livrea arancione. Nervature costali dai
contorni neri, e due serie di macchie bianche lungo il bordo delle ali.
6. Il cielo che fa giorno mentre nuoto sotto le vetrate dell’hotel.
L’acqua scura del lago.
Mia figlia che gioca con le rane e i serpenti al proiettore del 401 Richmond Building.
Sempre mia figlia, che cerca insieme alle due gemelline cino-canadesi
la stanza segreta di casa Loma.
(Il caffè greco, davanti ai battelli, dopo il parcheggio.)