NOTTURNO N26

La più piccola romena di Cluj-Napoca ha da poco compiuto sei ore. Quando canta l’intero reparto maternità si ferma per ordine del primario: sboccia una stella alpina sulle Dolomiti, volano razzi e bombette sui cieli di Trieste e di Belluno, sulla luna l’orologio segna le ventotto e qualcosa. Si chiama Mare Fecunditatis, Mare Crisium, Mare Serenitatis, dicono i genitori con soddisfazione, e abita in un palazzo greco-tardo bizantino. Ama l’opera buffa, il vitel tonnè e le regate d’altura. Per il resto fa una poppata normalmente ogni tre ore. Le finestre danno su un vecchio mattatoio abbandonato. I lampioni mandano un lento crepuscolare. L’impiantito scricchiola sotto i passi del cavaliere e una mosca si è posata all’angolo del tavolo della cucina. Mister Dragu abita in quella casa da una vita e non sa perché il signor Altopiano lo abbia messo in questa storia. Stringe la mano alla sua vecchia come se quella dovesse andarsene da un momento all’altro, guarda un programma in televisione, dà un’occhiata al buio di fuori. Impossibile che la piccola possa cantare. Ma è un istante. E la voce di Mare Fecunditatis attraversa l’appartamento e rischiara tutto di luce.

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