Vecchie onde supplicano il mare
A ringiovanire placche di sangue
Di martiri annegati. Antenne di fate
Seducono colonne di templi
Per tornare al salmo. Invece qui il plettro
È dannoso solco nei profili degli angeli
Di pietra. Accudirmi da alunno
Benestante nonostante la staffetta
D’imbroglio. Maestà d’altare la regola
Del pane azzimo quando il figliolo
Si stacca dalla madre. In panico
L’estate plurima di pianto perché lo zero
Fa rotoli di polveri veneree le malattie
Di zattere coi buchi sinistri. Avvenga a me
Un ordine di ladro staffa di non morire.
Papavero se fossi in universo
Solidale con le stelle spente, vuote
Tremende evocatrici di uteri blasfemi.
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